Magnabosco scultore
Cerro Veronese
Angelo Magnabosco nelle sue sculture esprime la lotta fra spirito e materia, fra fantasia e ragione risolvendola in modo armonico. Un tema a lui caro è quello della metamorfosi, già celebrato da Ovidio in poesia e da Bernini nel suo celebre capolavoro "Apollo e Dafne". Le mani che escono da chiocciole, da teste di cavalli da crisalidi evidenziano in Magnabosco l'intento di intrecciare un connubio fra uomo e natura civiltà ed istinto e nello stesso tempo denunciano una situazione negativa, quella che spinge l'uomo a chiudere il mondo dentro schemi prefissati a catturare la realtà privandola della sua freschezza originaria.
La scultura di legno (noce) intitolato "tabù infranto" rappresenta l'anelito a liberarsi dagli stereotipi, a usare l'immaginazione come una forza catartica capace di aprire nuovi orizzonti. (Gabriele Turola)


Anche dall'interpretazione di Elena Granuzzo proprio le metamorfosi sono il soggetto principale delle opere di Magnabosco che in un intreccio
logico-compositivo di grande libertà espressiva, sa piegare alle esigenze del tema rappresentato la materia stessa, superandone una implicita naturale rigidità.
Infatti, nelle sculture che rappresentano imprevedibili connubi di natura e fantasia, il legno sembra assecondare, docilmente, le esigenze narrative dell'episodio epifanico, piegato dal tocco dell'artista demiurgo capace di astrarne le più pure qualità di nitida levigatezza.
Creando inaspettate geometrie in torsione, Magnabosco rifiuta qualsiasi asprezza o contraddizione, mantenendo costante una vivacità linguistica sottolineata dalle innumerevoli diramazioni formali.
Così, la sua opera scultorea non tende mai ad irrigidirsi, né a raffreddare l'insieme della composizione, impreziosita da una vibrante immediatezza dal modellato libero ma coerente, di uno "scatto emotivo" che investe la nervatura della materia.
Pericle Fazzini scrisse che "la fantasia dell'arte consiste non  nell'inventare il soggetto della composizione, ma nel saper scavare e fantasticare la figura stessa".
E le figure di Magnabosco, testimoni  di un'energia netta e precisa, animano l'invenzione metaforica giocando sul contrasto tra superficie liscia e gli improvvisi, precisi intagli, in quanto ogni dettaglio è trascinato dalla disinvolta e vibrante capacità d'invenzione dell'artista, che non abbandona mai la legge della spontaneità e della freschezza, superando senza enfasi il vincolo della  mimesi e la limitatezza spazio-temporale
Elena Granuzzo